Tre motivi per dire no alla fallimentare integrazione dei rom per cui l’Unione Europea ha stanziato 3,4 miliardi di euro dal 2014 al 2027.
- Primo: nonostante i percorsi di inclusione socio-economica offerti, più di metà dei rom di tutta Europa vive ancora in alloggi senza strutture igienico-sanitarie adeguate; otto nomadi su dieci vivono in abitazioni senza abbastanza camere e una famiglia su cinque non ha nemmeno l’acqua corrente. Ma la cosa più inquietante è che in questo contesto crescono migliaia di bambini.
- Secondo: i rom, per cultura, disdegnano il lavoro Solo il 43% degli uomini adulti ha un impiego a tempo pieno, part time, o occasionale. E le donne? Appena il 28 per cento di loro porta lavora più o meno stabilmente. Il 56% dei giovani tra i 16 e i 24 anni, invece, né studia né lavora.
- E infine terzo: la stragrande maggioranza delle famiglie rom, ancora nel 2024, si rifiuta di mandare i figli a scuola. Se a livello europeo il 93% dei piccoli tra i 3 e i 5 anni frequenta l’asilo, quando si parla di rom la percentuale scende al 44%. Crescendo, è ancora peggio: il 71 per cento dei nomadi tra i 18 e i 24 anni abbandona gli studi prima del tempo e solo il 27 per cento di chi ha tra i 20 e i 24 anni ha preso il diploma delle superiori. La verità è solo una: i progressisti sprecano una marea di soldi per chi non ha la benché minima voglia di integrarsi.