Tre motivi per dire no alla guerra dell’Europa contro agricoltori, allevatori e coltivatori.
- Primo: il settore dell’agroalimentare italiano rappresenta un’assoluta eccellenza del Made in Italy e non può essere distrutto dalle follie ideologiche della sinistra; dal nutriscore che boccia le nostre specialità e allo stesso tempo favorisce il cibo industriale e spesso di poca qualità fino alle etichette allarmistiche sulle bottiglie di vino: a rischio c’è il 30% delle produzioni italiane.
- Secondo: la scusa della sostenibilità ambientale, con cui l’Unione Europea sta colpendo tutto ciò che sta alla base della dieta mediterranea che ricordiamolo è patrimonio culturale dell’Unesco. L’Italia vanta inoltre l’agricoltura più green d’Europa con il maggior numero di imprese agricole che coltivano con metodo biologico su un 1/5 della superficie agricola totale. Non solo: in 10 anni c’è stato un taglio record del 20% riguardo l’uso di fitofarmaci, che restano essenziali per garantire la salute delle coltivazioni.
- E infine terzo: nel 2023 si è toccata la cifra record di 65 miliardi di euro di cibo straniero arrivato nel nostro Paese. Aprire indiscriminatamente alle importazioni da Paesi che non hanno il minimo rispetto né dell’ambiente né delle condizioni dei lavoratori è a dir poco pericoloso. Solo per fare un esempio, l’anno scorso sono più che raddoppiate, per un totale oltre un miliardo di chili, le importazioni di grano dal Canada trattato con glifosato secondo modalità vietate da noi. La concorrenza sleale, nel silenzio della sinistra europea e italiana, potrà escludere dalla nostra dieta l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine che la Ue dovrebbe invece promuovere. Per la nostra salute dobbiamo opporci a tutto questo.